CDS Win - FAQ
Per poter abilitare le voci "Travi", "Pilastri" e "Setti" delle stampa SIERC è necessario impostare il livello di conoscenza come "NUOVO" (DATI GENERALI – COEFFICIENTI PARZIALI MATERIALI).
Dalla versione 2015 le suddette voci sono state abilitate anche per gli edifici esistenti.
Evidentemente la struttura ha un solo piano, impostato come rigido (piano sismico), quindi i modi di vibrare possono essere soltanto 3: quello traslazionale in direzione X, quello traslazionale in direzione Y e quello torsionale.
L'esecutivo di alcune travi non viene prodotto in quanto la definizione dei telai in c.a. non è completa. Infatti è possibile che alcune travi non siano presenti su nessun telaio. Per superare il problema segnalato basterà rieffettuare la definizione automatica dei telai per poi stampare gli esecutivi di tutte le travi.
Come criterio potrebbe andare bene, anche se sarebbe più opportuno agire sul periodo di ritorno del sisma. La differenza è che agendo su ag lo spettro viene scalato solo verticalmente, mentre agendo sul periodo si ottiene una scalatura completa del diagramma ed una rivalutazione degli altri parametri di pericolosità sismica. Quando si studiano gli edifici esistenti è sufficiente riferirsi al solo S.L.V., o in alternativa allo S.L.C.
Il CDS non applica il fattore di confidenza alla resistenza del materiale delle aste in acciaio, per cui è necessario impostare i valori della resistenza già ridotta utilizzando il tipo materiale “Materiale Generico” (dal codice 201).
Non serve alcun plug-in aggiuntivo, il CDS effettua sempre il calcolo degli spostamenti relativi (verifica allo S.L.D.). L'unico motivo per cui potrebbe non averlo fatto è che la struttura è priva di impalcati rigidi, e nei PARAMETRI SISMICI è stato impostato di fare il calcolo degli spostamenti relativi solo per i NODI SISMICI (deve essere impostato: tutti i nodi).
Il punto della norma dove tali effetti sono citati è il C7.11.5.3.1 della Circolare 2009, dove però non appare nessuna facoltà di scelta, pertanto, alla luce di questo, sembra sia necessario il calcolo considerando entrambi gli effetti.
Il CDSWin utilizza la formula C8A.6.5.
Dopo essere passati dalla vista in pianta a quella in prospettiva, bisogna premere contemporaneamente il pulsante destro del mouse ed il tasto “CTRL” della tastiera. Una volta iniziato il movimento della struttura, ottenuto trascinando il mouse, è possibile rilasciare il tasto CTRL mantenendo però premuto il tasto destro del mouse.
Nel caso in cui l’asta in oggetto sia un pilastro, e sia prossima al limite ultimo di utilizzo, la verifica potrebbe non risultare soddisfatta poiché nel grafico del dominio di resistenza sono rappresentate le due sollecitazioni Mx ed My indipendenti fra di loro, la verifica della sezione invece è svolta per flessione deviata e questo in genere penalizza tra il 10 ed il 30% rispetto allo studio svolto per le due azioni flettenti separate.
Il peso proprio di qualunque elemento strutturale inserito nel modello viene automaticamente calcolato dal programma per cui non dovrà inserirlo manualmente per nessuna tipologia di input utilizzata.
Il CDS fornisce un tabulato apposito per la valutazione dello spostamento da lei cercato (STAMPE, STAMPE DI SERVIZIO, SELEZIONI: "Spost. SLV (NTC 7.3.3.3)").
La classica impostazione del giunto sismico come 1/100 dell'altezza del fabbricato continua ad essere una valutazione corretta.
La verifica delle tamponature viene sempre effettuata dal CDS, già con la rel. 2011, senza bisogno che si imponga alcun parametro specifico, purché la tipologia di chiusura verticale sia stata definita nell'apposito archivio "SEZIONI TAMPONATURE" ed utilizzato nella gestione dei carichi TAMPONATURA. La stampa del rispettivo tabulato di verifica lo si troverà, dopo aver effettuato il calcolo della struttura, alla voce STAMPE, STAMPA RISULTATI, SELEZIONI e quindi "OUTPUT Tampon.+Time History".
In ogni caso, tale verifica viene effettuata solo per i tamponamenti di spessore superiore a 10 cm, cosi' come prevede la norma.
Il controllo sull'incongruenza angolare è stato introdotto dalla rel. 2011 del programma per evitare errori durante l'applicazione del criterio di gerarchia delle resistenze.
Per evitare tale messaggio di errore basterà impostare nei pilastri di tutta la pilastrata la stessa rotazione rispetto al proprio asse.
Per la resistenza del calcestruzzo si deve usare proprio il valore medio misurato dalle prove, e poi sarà il programma stesso a ridurne il valore in fase di verifica in funzione del Fattore di Confidenza associato al Livello di Conoscenza che è stato impostato nei DATI GENERALI alla voce COEFF.PARZIALI MATERIALI.
Per gli elementi shell aventi materiale generico non è prevista nessuna verifica. Tuttavia essendo il materiale generico l'acciaio potrà eseguire la verifica ai sensi della formula [4.2.5] riportata nel § 4.2.4.1.2 delle N.T.C. 2008. Ovvero controllando che la tensione ideale risulti inferiore rispetto alla resistenza di calcolo dell'acciaio (fyk/gamma m0). Per ottenere le tensioni ideali potrà accedere alla fase di visualizzazione dei risultati 3D "TENSIONI SHELL" scegliendo la visualizzazione della tensione ideale per le varie combinazioni di carico. Oppure potrà accedere alle "Stampe=>Stampa di servizio=> Selezioni" ed attivare il flag "TENS. IDEALI".
L’unico motivo per il quale non si riesca ad impostare il tipo di esecutivo degli elementi shell verticali come muro a taglio, piuttosto che come parete generica, utilizzando l’apposita icona SCELTA TIPO GENERATRICE contenuta nella procedura ESECUTIVI, SETTI C.A., DEFINIZIONE, GENERATRICI MANUALE, è quello di avere un elemento ad estradosso inclinato. Infatti lo schema esecutivo tipo muro a taglio prevede necessariamente l'estradosso orizzontale.
Le masse sismiche generate dai carichi da tamponatura vanno a caricare solo la trave sulla quale si è effettuato l’input (e non 50% la trave che sta sopra e 50% quella al piano).
Bisogna accedere alla fase di stampa "STAMPA, STAMPA RISULTATI, SELEZIONI OUTPUT CDS e, inserire la spunta in corrispondenza della fase di stampa denominata: “Dinamica Forze Piano”, nel caso di analisi dinamica ad impalcati rigidi, oppure “Dinamica Frequenze”, nel caso di analisi Dinamica nodale.
Evidentemente è stata impostata, nei PARAMETRI SISMICI, la regolarità in altezza del fabbricato, che però non rispetta i requisiti previsti dalle norme, come evidenziato dal tabulato a cui lei si riferisce. Bisogna quindi impostare la struttura come NON REGOLARE IN ALTEZZA, e ripetere il calcolo. La mancata verifica in termini di regolarità non è in alcun modo legata alla verifica delle aste e degli shell.
Sia nell’input per impalcati che in quello spaziale il link rigido si inserisce come un’asta a cui è associata la sezione n. 10000. Dal punto di vista del modello di calcolo il link rigido elimina i gradi di libertà di uno dei nodi dell'asta essendo questi legati da relazioni cinematiche con i gradi di libertà del nodo restante. Per questo motivo non si possono inserire delle sconnessioni nodali interne sull'elemento link rigido. Possono comunque essere caricati.
Il CDS è predisposto per importare i modelli architettonici generati con i software Revit, Archline, Archicad, AutoCA, Allplan e da altri programmi che possano esportare in formato IFC2
Per gli isolatori elastomerici la rigidezza verticale è determinata a partire dal modulo di compressibilità moltiplicato per l'area dell'isolatore e diviso per l'altezza dello stesso. Per gli isolatori tipo friction pendulum la rigidezza assiale è invece pressoché infinita. I valori dei carichi verticali SLU e STA servono per eseguire la verifica di resistenza dell'isolatore; in particolare il primo è utilizzato nel controllo dello sforzo normale massimo in combinazione con il sisma; il secondo nel controllo dello sforzo normale massimo in combinazione statiche.
Il modulo di verifica di resistenza al fuoco è applicabile solo per le aste in c.a. mentre non è implementata tale verifica per le aste in acciaio ed in legno.
Il solutore Warp parallelo sfrutta tutti i “cores” (processori) presenti nella macchina riducendo i tempi di calcolo. Attualmente nel calcolo parallelo rientrano la risoluzione della struttura in campo elastico, le risoluzioni con la push-over a plasticità concentrata, la combinazione quadratica completa e le risoluzioni non lineari di OpenSees (Time History, calcolo non lineare della portanza ).
Il problema della portanza dei terreni soggetti a liquefazione non viene al momento affrontato. Inoltre la valutazione dell'azione sismica non può essere effettuata tramite gli spettri di risposta di normativa (come si fa per i terreni di categoria A,B,C,D e E), bensì con un’analisi di risposta sismica locale.
No. E' possibile schematizzare un'asta a sezione variabile discretizzandola con una successione di aste aventi ciascuna una diversa sezione. Ovviamente gli esecutivi grafici prodotti dal programma dovranno essere modificati manualmente.
Nota: la discretizzazione di un'asta incide significativamente sulle verifiche per esempio di duttilità o di deformazione (freccia) dove la reale lunghezza dell'asta è un parametro geometrico fondamentale. Quindi può avere significato più nell'ottica di valutazione dell'interazione con gli altri elementi strutturali.
Le formule sono quelle riportate nel paragrafo 4.2.4.1.3 delle N.T.C. 2008. In particolare il carico critico Ncr è il carico critico Euleriano. Le curve di instabilità dipendono dalla forma del profilo e dagli spessori tf secondo la tabella 4.2.VI per cui vengono associate in automatico dal programma.
La differenza potrebbe essere dovuta ai DATI DI STATUS del disegno ferri pilastri, in cui, alla voce FERRI LONGITUDINALI, si trovano i parametri D.MAX FRA FERRI (distanza massima fra i ferri) e CONGRUENZA. In particolare se il parametro di CONGRUENZA è impostato come “SI” il programma farà in modo che in testa ai pilastri inferiori ci sia un'armatura almeno pari a quella del piede del pilastro superiore potendosi così trovare nell'esecutivo del pilastro inferiore un'armatura maggiore di quella di calcolo.
Il CDS adotta la classificazione delle condizioni ambientali secondo le indicazioni della Tab. 4.1.III delle N.T.C. 2008 ed effettua il calcolo del copriferro secondo la norma UNI-EN 206-1:2006, cioè sostanzialmente secondo l’EC2, dato che le N.T.C. non danno indicazioni e la circolare 2/7/2009 propone un metodo meno articolato rispetto alla stessa classificazione delle condizioni ambientali riportata nelle stesse Norme. L'Eurocodice 2 indica invece un metodo di calcolo del copriferro più dettagliato e coerente con la classificazione delle condizioni ambientali.
In input spaziale i piani sismici possono essere definiti utilizzando l’apposito attributo piano sismico che è possibile assegnare in fase di definizione dei nodi.
Il piano sismico quindi non è associato ad una quota, che non infatti va definita nell’input spaziale, bensì ad un gruppo di nodi, che ovviamente deve trovarsi tutto alla stessa altezza.
Si, fornendo uno spettro di risposta per punti, tramite l’apposita funzione contenuta nei PARAMETRI STATI LIMITE SISMA, ottenuto dall'analisi di risposta sismica del sito.
La verifica della piastra al tiro è molto sensibile alla geometria della piastra, ma ovviamente dipende anche dalle sollecitazioni.
In particolare la verifica opera in questo modo:
1) Si divide la piastra in più subpiastre, a seconda degli irrigidimenti previsti, la verifica viene fatta sulle subpiastre nelle quali si trova un tirafondo teso.
2) La sollecitazione è data dal tiro (ovvero dalla trazione) del tirafondo teso. Nel caso in oggetto si evince dalla verifica del tirafondo che questo è tirato al massimo e quindi si è al massimo del tiro ammissibile.
A seconda della geometria della piastra, ed in particolare alla presenza di irrigidimenti, si possono avere varie configurazioni delle subpiastre in termini di vincolo, ognuna da risolvere con schemi statici differenti (piastra incastrata su 1/2/3 lati), ovviamente questo influisce molto sui risultati. Inoltre influisce molto anche la posizione relativa del tirafondo rispetto ai vincoli (irrigidimenti), la situazione migliore si ha configurando le dimensioni geometriche in modo che il tirafondo sia equidistante dai vincoli.
Un altro parametro su cui agire è la sollecitazione ovvero il tiro, che può essere ridotto aumentando il braccio della coppia traz/compres. sulla piastra di base, cosa che si può fare aumentando le dimensioni (in altezza o larghezza a seconda di come entra il momento flettente, se la colonna è ben orientata in termini di asse forte si dovrebbe agire sull’ altezza)
Le travi prefabbricate vengono trattate come travi in c.a., dato che ognuna di esse viene esplosa dal CDS in tre travi: le due terminali in c.a. (che quindi vengono gestite nella gerarchia delle resistenze come normali aste in c.a.) e quella centrale di tipo prefabbricato.
Poiché il CDS non applica le riduzioni sulle resistenze di un materiale tipo "acciaio" in funzione del livello di conoscenza prescelto, andrà associato ai profili da utilizzare un materiale generico (num. da 201 in poi) che tenga già conto di tali riduzioni.
Il programma effettua il controllo del sistema strutturale su ciascun piano del fabbricato, e può succedere, come nel caso in esame, che la tipologia sia differente fra un piano e l'altro. E' infatti frequente, nel caso di edifici con piani interrati, che la struttura abbia un comportamento a pareti sul piano interrato e a telaio su quelli fuori terra, ma ovviamente non è possibile differenziare il sistema strutturale per piani, in quanto il suo effetto si traduce in nel valore del fattore di struttura, che è unico per ciascuna direzione di ingresso del sisma. Quindi, in questi casi, bisognerà optare per la condizione più significativa dal punto di vista sismoresistente, che nel caso di strutture con piani interrati è sicuramente il sistema a telaio, dato che sarà la porzione fuori terra (appunto quella a telaio) a dover sopportare in maniera predominante l'azione sismica ed avere il compito di dissipare energia.
Gli elementi definiti "secondari" in CDS sono elementi che pur essendo considerati in termini di rigidezza e massa nel modello strutturale non fanno parte nel meccanismo sismoresistente della struttura per cui non è corretto applicare le regole della gerarchia delle resistenze.
Tali elementi a discrezione del progettista possono essere ad esempio pilastri molto flessibili rispetto agli altri elementi strutturali per cui possono rientrare nella definizione di elementi secondari di cui al punto 7.2.3 accettando l’approssimazione di trascurare il piccolo contributo alla rigidezza laterale della struttura.
In questo caso se si vuole in maniera rigorosa eliminare il loro contributo dal modello utilizzato per la risposta sismica bisogna utilizzare la definizione di elemento NON sismoresistente al posto di secondario.
Altro caso più pertinente di utilizzo di elemento secondario è invece dato dalle strutture di copertura dove le travi di colmo o di timpano non fanno parte in generale del meccanismo sismoresistente dove si localizzano le zone critiche disspative per cui per tali elementi non ha senso applicare le regole di gerarchia della resistenza valide esclusivamente per i sistemi a telaio trave – pilastro ortogonali.
La scelta, da parte del progettista, di una tipologia piuttosto dell'altra è da effettuare in funzione delle caratteristiche geometriche della parete stessa: se lo sviluppo longitudinale è dominante rispetto a quello verticale (parete di cantinato) è più adeguata la scelta tipo parete generica (elemento strutturale non dissipativo), se invece la parete si sviluppa prevalentemente in altezza è più adeguata la scelta tipo muro a taglio (elemento strutturale dissipativo con la formazione della cerniera plastica al piede della parete).
Il problema si può dire che sia "normale", nel senso che, per strutture come quella in oggetto (piano interrato con pareti in c.a. e poche elevazioni fuori terra) la maggior parte dei modi di vibrare eccitano la porzione di fabbricato fuori terra, la cui massa è decisamente minore di quella della parte interrata. Per cui può essere necessario aumentare, anche notevolmente, il numero dei modi di vibrare. Oppure, dal momento che l'analisi sismica dinamica nodale è stata selezionata solo per la presenza del sisma verticale, si potrebbe avviare un'analisi ad impalcati rigidi e per il “Sisma verticale” selezionare l'opzione “Si da analisi statica”
E’ sufficiente inserire, alle quote desiderate, travi a cui è associata una sezione con larghezza del magrone diversa da zero. Il programma gestirà tali elementi come travi di fondazione, indipendentemente dal fatto che si trovino ad una quota diversa da quota 0.
Dopo avere effettuato il progetto della struttura, in fase di stampa dei tabulati (STAMPA COMPLETA) è presente, fra le voci selezionabili dall’opzione SELEZIONI, quella dedicata alla verifica del rispetto della Gerarchia delle Resistenze, indicata come VERIFICHE DUTTILITA’ (C.A. oppure ACCIAIO).
Evidentemente il software sta cercando di leggere un file dati generato con la chiave hardware, ma al momento la chiave hardware è assente o comunque non viene letta dal PC. Si consiglia di provare a collegare meglio la chiave sull’apposita porta del PC, e, se il problema persistesse, provare l’utilizzo della stessa su un altro computer per verificarne un suo eventuale guasto. È anche consigliato provvedere a riaggiornare la chiave con l’ultimo “disco chiave” in proprio possesso, che può eventualmente anche essere scaricato direttamente dal sito dell’azienda (www.stsweb.it).
No, la tipologia sezione generica prevede l’input grafico esclusivamente di profili semplici. In alternativa è possibile assegnare manualmente le caratteristiche inerziali della sezione, senza però ottenere per la stessa alcuna restituzione grafica.
Per modellare una trave su pali è necessario inserire un filo fisso in corrispondenza di ciascun palo, che deve essere inputato come plinto monopalo, dopodiché si dovranno inserire una serie di travi, da palo a palo, che nell’insieme si comporteranno come un unico elemento su pali.
La procedura di inserimento di una trave di fondazione in muratura è la medesima di quella in calcestruzzo; l'unica modifica da eseguire è sui CRITERI DI PROGETTO-TRAVI DI FONDAZIONE. Alla voce MATERIALI si deve selezionare come CLASSE CLS non una delle classi standard del calcestruzzo che appariranno nel menù a tendina bensì una delle tipologie di materiale muratura, che è stato preventivamente definito nell’archivio MATERIALI E CRITERI SHELL, e che verranno elencati a seguire le classi di calcestruzzo.
Dopo avere effettuato il calcolo della struttura, in fase di STAMPA RISULTATI, fra le voci che è possibile scegliere dall’opzione SELEZIONI, dopo aver selezionato quella dedicata ai risultati di OUTPUT CDS, bisognerà spuntare la prima voce DINAMICA FORME MODALI.
La spinta del vento può essere applicata in automatico dal programma, su strutture inputate per impalcati, impostando gli appositi parametri fra i DATI GENERALI alla voce CARICO DA VENTO. Il CDS provvederà a valutare ed applicare tale azione in fase di GENERAZIONE 3D della struttura. Nel caso invece di input spaziale, le azioni del vento andranno impostate manualmente, creando le apposite condizioni di carico ed i relativi carichi; sempre nel caso di carichi dallo spaziale, ai fini di ottenere in maniera automatica la costruzione delle matrici delle combinazioni di carico, è importante per questi nuovi canali fissare la destinazione d'uso “Vento” e la descrizione deve iniziare con la parola “Vento”; ad esempio “Vento in direzione X”. Inoltre se viene inserito un solo canale deve anche essere specificata una famiglia di carico diversa da quella degli altri carichi variabili; se invece si inseriscono più canali di carico l'inserimento di questi deve avvenire in maniera continua mentre la famiglia di carico non deve essere modificata (lasciare il valore di default 1).
E’ necessario inserire travi di fondazioni ordinarie ed associare alle stesse un criterio geotecnico in cui si è specificata come tipologia di fondazione quella su micropali. Ciò è possibile a partire dalla versione 2015 del CDS.
Nell’input per impalcati è presente, sulla toolbar verticale laterale, l’icona che attiva la funzione CREA DA CAD, tramite la quale è possibile importare file generati da software architettonici di tipo strutturale.
Per inserire carichi viaggianti sul CDS è necessario utilizzare l’input spaziale, generando le diverse condizioni di carico corrispondenti alle varie posizioni del carico e successivamente inputare i carichi per ciascuna condizione. In fase di calcolo la combinazione delle condizioni va impostata dall’utente, generando una tabella in cui il carico è presente, di volta in volta, soltanto in una delle suddette condizioni.
Ovviamente così operando non sono considerati gli effetti dinamici indotti dal movimento del carico.
Per simulare la presenza di un semincastro, o comunque di un vincolo parziale, è necessario associare, al grado di libertà che si vuole parzialmente sbloccare, un valore negativo compreso fra 0 e -1. Se ad esempio si volesse definire su un’asta un vincolo che consenta una “rotazione” dell'estremo dell'asta attorno all’asse X del sistema di riferimento locale diversa rispetto la rotazione del nodo a cui è collegata l'asta si dovrà imporre ad esempio Rx = -0,5.
I valori estremi del suddetto intervallo indicano rispettivamente: 0 = deformazione libera; -1 = deformazione bloccata. È quindi possibile assegnare valori intermedi che meglio rappresentano la condizione che si desidera simulare. E' chiaro che essendo 0 il valore della deformazione libera (ovvero rigidezza fra estremo di asta e nodo nulla) e -1 il valore della deformazione bloccata (ovvero rigidezza fra estremo di asta e nodo infinita) la variazione della rigidezza aggiuntiva ed il valore di input non può essere lineare. Allo stesso risultato si può pervenire inserendo, come dato positivo, il valore esplicito della rigidezza.
Se l’analisi pushover è stata utilizzata per verificare una struttura esistente la cui armatura è stata definita in input, non è possibile ottenere una restituzione grafica degli esecutivi, ma solo le quantità numeriche nell’apposito tabulato di stampa dei dati di input del modello.
Il CDS non produce l’esecutivo delle piastre inclinate in automatico, come invece è possibile ottenere per quelle orizzontali, bensì esiste un preciso procedimento da seguire. La differenza con la normale definizione di elementi orizzontali consiste nel fatto che, selezionando la quota di uno dei vertici della piastra inclinata il CDS non visualizza l’elemento, sarà quindi necessario effettuare un CLIP Z, cioè visualizzare in altezza una parte della struttura, utilizzando l’apposita icona. In questo modo verrà mostrata a video tutta la porzione di struttura racchiusa nel CLIP, contenente così per intero l’elemento inclinato da utilizzare per la DEFINIZIONE, i cui nodi potranno tranquillamente utilizzati come vertici del mega-elemento.
Per approfondire ulteriormente la questione, si rimanda al capitolo del manuale d’uso del CDS relativo agli esecutivi delle piastre, in cui un apposito paragrafo descrive nei dettagli la procedura da seguire.
No, il CDS non consente tale opzione. Nell’interpretazione più comune della norma sembra infatti la possibilità per gli edifici esistenti di limitare la verifica ai soli SLU non si applica alle verifiche sismiche dello SLD/SLO. A riprova di ciò le schede di vulnerabilità sismica degli edifici esistenti prevedono obbligatoriamente di verificare lo SLD ed anche lo SLO per gli edifici di classe IV.
No, attualmente il CDS sviluppa la verifica di resistenza al fuoco solo di sezioni in c.a. ordinario.
No, attualmente il CDS svolge la verifica al fuoco dei soli elementi tipo asta in c.a. ordinario.
Si, è sufficiente impostare “altro” come “sistema costruttivo” nei “parametri sismici” del programma, dopodiché inserire esplicitamente il valore dei fattori di struttura (sia in direzione X che Y) nell’apposita voce dei “dati generali”.
Evidentemente è stata avviata un’analisi sismica statica o dinamica (non nodale) che necessità della presenza sul fabbricato in oggetto di almeno un impalcato rigido (piano sismico). Con un’analisi di tipo nodale, il problema non sussisterebbe, comunque, data la situazione in oggetto, è sufficiente avviare un calcolo relativo ai soli carichi statici, senza l’effetto del sisma (scelta analisi sismica: nessuna), dato che si vuole studiare soltanto la fondazione dell’opera, che quindi non è direttamente sollecitata dal sisma.
Si, fra i PARAMETRI SISMICI del programma è presente il dato SISMA VERTICALE, che può essere attivato o meno direttamente dall’utente. Si ricorda che le condizioni in cui le N.T.C. 2008 che richiedono obbligatoriamente di tenere conto dell’effetto verticale del sisma sono contenute al punto 7.2.1. delle stesse norme.
Il valore dello spostamento massimo richiesto ha lo scopo di interrompere l’analisi quando il punto di controllo ha raggiunto una tale entità di movimento. Normalmente si impone per questo parametro un valore piuttosto grande (il default proposto dal programma è infatti pari a 80 cm), in modo da non essere la causa dell’arresto dell’analisi pushover, che, nel caso di comportamento normale di un fabbricato, dovrebbe arrestarsi molto prima. Il dato in oggetto serve quindi da campanello di allarme, nel senso che, se l’analisi pushover si arresta al raggiungimento dello spostamento massimo imposto, allora bisognerà porre attenzione ad eventuali comportamenti strutturali anomali o ricercare errori di modellazione.
Il messaggio riportato indica che nel modello strutturale è stata inserita l’armatura in input, trattandosi quindi di un fabbricato esistente e non di un nuovo progetto. In questo caso non è possibile visualizzare gli esecutivi delle armature inserite.
E’ necessario definire, per ciascuna quota, due diversi impalcati rigidi fra di loro indipendenti. Si rimanda al manuale d’uso del CDSWin in cui è descritta in maniera completa la procedura da seguire nel paragrafo QUOTE NODI dell’INPUT PER IMPALCATI. La soluzione proposta comunque è ottimale solo per le verifiche per carichi statici. Se si effettua invece un calcolo sismico con il DM2008 è opportuno suddividere la struttura in più sottostrutture costituite dai vari blocchi giuntati ed eseguire le singole analisi sismiche. Questa suddivisione è necessaria per vari motivi: la sovrapposizione modale deve essere eseguita per ogni sottostruttura solo per i modi di vibrare che le competono ed inoltre ogni sottostruttura avrà i suoi due modi principali nelle direzioni dei sismi; i controlli della regolarità strutturale (variazione di massa e di rigidezza) devono essere eseguiti solo fra quote contigue dello stesso edificio; infine la correzione torsionale è differente per ogni sottostruttura perché dipende dall'ingombro massimo solo dei suoi impalcati.
L’errore 11 è appunto prodotto nel caso di un divisione per zero di qualche formula utilizzata dal software in fase di calcolo o verifica. Normalmente questo errore è dovuto a qualche parametro geometrico, o relativo alle caratteristiche del terreno, impostato in maniera non corretta. Si consiglia di verificare l'input di tali parametri.
La misurazione della distanza può essere effettuata sfruttando il WinCAD, il CAD interno al CDSWin che può essere avviato, tramite l’apposita icona (la prima) presente sulla toolbar verticale del programma, nelle procedure di input del modello. Il WinCAD verrà aperto all’interno del CDSWin, e consentirà l’impiego di tutte le funzioni CAD previste, selezionabili tramite il menù laterale che apparirà accanto alla toolbar verticale del CDSWin, fra cui il comando INTERROGA – DISTANZA.
Bisogna interfacciarsi con il software CDPWin che prevede l’impiego di plinti su pali (12 diverse tipologie) o di pali singoli, che possono anche essere utilizzati per modellare travi o platee su pali.
Si, il software CDWWin prevede la modellazione ed il calcolo di muri in c.a., a gravità, a semigravità e a gabbioni, con fondazione diretta, su pali o micropali.
Un pilastro non può essere verificato quando una trave che si poggia su di esso risulta non verificata. Infatti, per rispettare la gerarchia della resistenza, non è possibile effettuare il progetto delle armature e la verifica del pilastro se le travi convergenti su di esso non sono armate e verificate.
I plinti, sia quelli diretti che quelli su pali, sono tradotti, in fase di generazione del modello strutturale, in un sistema di molle elastiche le cui rigidezze sono funzione del tipo di terreno, della geometria del plinto e degli eventuali pali. È quindi possibile che, se i plinti in questione hanno rigidezze diverse, anche le sollecitazioni trasmesse alle travi di collegamento, e quindi le relative armature, lo siano.
Si, è necessario inputare delle travi di fondazione ed associare alle stesse un criterio geotecnico in cui, alla voce “Tipo fondazione” dei DATI GENERALI si è indicata l’opzione MICROPALI. Verrà quindi resa attiva la successiva voce “MicroPali” sulla toolbar in cui andranno definite le caratteristiche geometriche e di verifica degli stessi.
Per associare il materiale legno ad una sezione, bisogna accedere all’archivio delle SEZIONI GENERICHE, selezionare la tipologia “Piatti Acciaio/Legno” fra i PROFILI SEMPLICI, dato che normalmente le aste in legno hanno sezione rettangolare, creare una nuova sezione, assegnare le caratteristiche geometriche ed indicare, alla richiesta del tipo di materiale, il numero 101. Quindi definire le caratteristiche della tipologia di legno che si desidera adottare.
Per ottimizzare la gestione dei file interni del programma, il CDSWin prevede inizialmente un numero massimo di fili fissi che è possibile inserire pari a 100. Tale numero può essere ampliato, accedendo all’apposita voce LIMITI PER IMPALCATI presente fra gli ARCHIVI.
Per definire quote negative, è necessario dall'input per impalcati prima definirle come positive, dopo utilizzare l’icona GESTIONE QUOTE NEGATIVE presente sulla toolbar superiore. Tramite la procedura ad essa associata bisogna indicare l’altezza della QUOTA BASE, che sarà appunto negativa. Il programma provvederà a “riquotare” tutte le elevazioni già definite.
La direzione di ingresso del sisma, indicata nei PARAMETRI SISMICI, è riferita all’asse X del sistema di riferimento globale (raffigurato nella finestra grafica in cui è rappresentata la struttura). In automatico verrà considerata anche la direzione ortogonale a quella impostata, come previsto dalla norma.
Il file deve essere in formato DXF versione antecedente alla 2012, l’unità di misura utilizzata deve essere il metro e le sue coordinate devono essere prossime all’origine (non necessariamente coincidenti, ma non devono avere valori troppo grandi).
Il CDSWin consente la modellazione di strutture a fondazioni sfalsate. Infatti il programma tratta come fondazioni, indipendentemente dalla quota a cui sono stati inputati, i plinti, le travi a cui è associata una sezione avente larghezza del magrone maggiore di zero e le platee a cui si è associata una sezione in cui si è specificato il criterio geotecnico di appartenenza.
Si, nell’input per impalcati, accedendo alla procedura ATTRIBUTI SETTI presente sulla toolbar superiore, è possibile selezionare la voce FORI SETTI, tramite la quale è possibile selezionare il setto su cui si desidera inputare il foro ed indicare esplicitamente, utilizzando la tastiera, la dimensione e la posizione dello stesso.
Può essere inserita definendo tutti gli elementi uno per uno, con la classica procedura di inserimento travi, sulle quali la rampa andrà modellata come ballatoio, ricordandosi di inserire, come carico esplicito, la torsione trasmessa alle suddette travi. In alternativa, è possibile sfruttare la procedura automatica presente sulla toolbar verticale dell’input per impalcati, per il cui utilizzo si rimanda al manuale d’uso del programma.
Dal menù principale del programma, bisogna accedere alla voce ESECUTIVI, quindi selezionare TRAVI C.A., e ancora DEF.TELAI. Qui sarà possibile effettuare la DEFINIZIONE AUTOMATICA, operata direttamente dal programma, o quella manuale, in cui l’utente potrà decidere come comporre ciascun telaio, selezionando ciascun nodo o direttamente l’intero allineamento. Le release recenti del CDS prevedono, in fase di calcolo, la procedura di CALCOLO AUTOMATICO + ESECUTIVI, tramite la quale sarà il programma stesso ad effettuare la generazione automatica dei telai, che può, se ritenuto utile, essere modificata dall’utente con le operazioni sopra descritte.
La stampa dei risultati relativi alla quantità di massa partecipante totale (relativa a tutti i modi di vibrare considerati) e parziale (per ciascun singolo modo) la si può ottenere attivando la voce DINAMICA:FORZE PIANO per l'analisi sismica dinamica con impalcati rigidi, selezionando la voce DINAMICA:frequenze per l'analisi dinamica nodale; ambedue le voci vengono proposte accedendo alla STAMPA RISULTATI e selezionando l’opzione OUTPUT CDS.
L’altezza di un setto può essere modificata agendo sulle voci DELTAZ INI e DELTAZ FIN presenti fra i dati contenuti nell’elenco che viene proposto selezionando la voce TRAVI/SETTI dell’input per impalcati. Valori positivi assegnati a questi parametri, che possono anche essere differenti fra di loro, produrranno un innalzamento dell’estremità del setto selezionato, valori negativi invece un abbassamento. Tale opzione non è attiva per setti in muratura.
Non è necessario definire alcun piano sismico, per calcolare una platea di fondazione. E’ sufficiente inserire la platea stessa, e gli eventuali carichi su di essa agenti, direttamente a quota 0. In fase di calcolo non bisognerà attivare alcuna azione sismica, dato che un elemento di fondazione, svincolato dalla sovrastruttura, non risente in alcun modo di tale azione. Nel menù proposto in fase di calcolo, quindi, alla richiesta della SCELTA ANALISI SISMICA, si dovrà quindi lasciare spuntata la casella NESSUNA.
No, il CDS non prevede questa possibilità. Si dovrà generare un modello di calcolo equivalente, spezzando la trave in più elementi, ciascuno dei quali avrà una sezione costante, di dimensioni via via degradanti da trave a trave.
Nella gestione dei pilastri è possibile inserire sia isolatori a pendolo scorrevole (Friction Pendulum) che elastomerici, oltre ovviamente agli apparecchi d’appoggio ad attrito (slitte), da impiegare unitamente agli isolatori elastomerici.
Si, nei PARAMETRI SISMICI del CDS è necessario impostare come ALTRO la scelta del SISTEMA COSTRUTTIVO, quindi, accedendo alla gestione dei FATTORI DI STRUTTURA, assegnare esplicitamente il valore del suddetto fattore e disattivare il FLAG GERARCHIA RESISTENZE.
No il CDS non prevede l’utilizzo di sezioni in c.a. con fori all’interno.
Ciò è dovuto al fatto che la tipologia di collegamento utilizzato prevede una saldatura a completo ripristino di sezione, per la quale non sono richieste calcolazioni e che si considera quindi automaticamente verificato.
No, il programma non prevede di riunificare modelli generati in file dati differenti.
L’inserimento degli isolatori è analoga a quella dei pilastri, utilizzando come sezione una numerazione a partire da 15000. E’ quindi necessario inputare una nuova quota, al di sopra di quella in cui si sono inseriti i pilastri, di altezza pari all’altezza degli isolatori che si desidera inserire.
Il CDSWin prevede un vincolo fra struttura e suolo di tipo Winkler, schematizzato quindi con un letto di molle elastiche o elastoplastiche. In base alle azioni trasmesse sul terreno si possono quindi anche avere condizioni di cedimenti differenziali, i cui effetti sono tenuti in conto in fase di risoluzione della struttura.
Il programma prevede anche la possibilità, nell’input spaziale (Vincoli Esterni), di imporre cedimenti nodali e valutare la risposta strutturale a seguito di tali condizioni.
E’ sufficiente modellare la struttura come se fosse totalmente fuori terra. Per tenere conto dell’assenza di azione sismica sul piano interrato (nel caso in cui questa ipotesi fosse adeguata alla situazione in esame) bisogna imporre lo “zero sismico” all’altezza del piano di campagna. Ciò va fatto nei DATI GENERALI del programma alla voce DATI STRUTTURA.
Nel menù di attivazione degli esecutivi, di travi e pilastri, è necessario spuntare la casella “COPIA ARMATURA DISEGNI SU ARMATURE UTENTE IN INPUT SPAZIALE” posta in basso.
R – Per replicare su un’altra quota tutto il contenuto (elementi strutturali, carichi, ecc..) di un’elevazione già definita è sufficiente utilizzare l’apposita funzione COPIA INTERO PIANO presente fra le icone presenti sulla toolbar superiore dell’input per impalcati.
Se invece si desidera spostare l’altezza di un’elevazione bisogna modificarne l’altezza nella gestione delle QUOTE.
In genere i tramezzi vengono conteggiati come un'aliquota di carico distribuito sulla piastra o solaio, quindi si incrementa semplicemente il valore del sovraccarico permanente presente nella tipologia di carico dei solai o delle piastre. Tale pratica trova giustificazione anche nel fatto che i tramezzi sono sovente soggetti a spostamento nell' ambito di ristrutturazioni interne. Qualora fosse necessario inserire un carico tipo tamponatura su un elemento bidimensionale in una posizione definita, occorre inserire una trave (anche fittizia) al suo interno, dato che questa tipologia di carico è applicabile esclusivamente appunto alle travi.
Si bisogna inserire un plinto monopalo in corrispondenza di ciascun punto in cui si desidera posizionare i pali ed inputare, sulla stessa quota, una piastra a collegamento di tutti i pali. E’ bene che alla piastra si attribuisca un criterio geotecnico nullo, in modo da consentire alla struttura di scaricare sul terreno esclusivamente tramite i pali.
Il CDSWin consente di importare direttamente modelli da Revit o file di tipo IFC da altri software architettonici, ma non prevede l’esportazione del modello strutturale su tali programmi.
CDSwin consente l' uso di sezioni diverse con le norme antecedenti le N.T.C. 2008. Le attuali norme (N.T.C. 2008) invece non forniscono indicazioni sulle modalità di verifica di pilastri con sezioni differenti da quella circolare, quadrata o rettangolare. Nel caso si debbano studiare edifici esistenti è necessario ricondurre le sezioni reali a sezioni rettangolari o circolari.
Il messaggio indica che il piano sismico numero 1 non è associato ad alcun nodo. Ciò può essere dovuto al fatto di avere ad esempio modificato in maniera sensibile (oltre i 50 cm) la posizione di tutti i nodi della quota a cui era inizialmente associato il piano sismico n.1, tramite la funzione QUOTE NODI. In tal caso il programma stesso svincolerebbe i nodi dall’originale piano sismico di appartenenza.
Si il programma consente di definire su una parete anche aperture di dimensioni tali da svilupparsi sulla parete contigua, sia in orizzontale (parete affiancata), che in verticale (parete inserita sulla quota superiore).
Il programma, al fine di ottimizzare le procedure di generazione del modello, pone un limite al numero di fili, travi, pannelli e piastre che è possibile inputare, ma se la struttura da realizzare richiedesse un numero maggiore di tali elementi, è sufficiente aumentare i valori di default, accedendo alla voce LIMITI PER IMPALCATI contenuta fra gli ARCHIVI dell’INPUT PER IMPALCATI.
L’input per impalcati consente di inserire fra gli stessi due fili, e alla stessa quota, due travi, variando la posizione in altezza di una delle due tramite i parametri DELTA Z INI e DELTA Z FIN.
Purtroppo non è possibile prevedere sulle piastre, né sulle pareti, vincoli diversi dall’incastro. La soluzione per schematizzare uno schema del genere prevede l’impiego di asta (possibilmente generica con rigidezza elevata) da utilizzare per collegare fra di loro puntualmente gli elementi bidimensionali. Sulle estremità dell'asta è poi possibile inserire svincoli di qualunque tipo.
Nel caso in cui la platea di fondazione sia stata inserita come megapiastra, è sufficiente inserire un filo (input per impalcati) o un nodo (input spaziale), nel punto in cui è presente l’azione ed inputare un carico concentrato verticale. Se invece si sono utilizzate le piastre singole, è necessario inputarle in maniera tale che il carico ricada sul vertice di tali elementi, quindi, se ad esempio la platea è quadrata ed il carico si trova al centro di essa, non bisognerà inserire un’unica piastra, bensì 4 piastre singole quadrate, aventi in comune il vertice centrale su cui andrà inserito il carico.
Una delle modalità di modellazione di platea nervata è quella di inserire, oltre alla platea, anche delle travi emergenti. Il programma terrà in conto, sia in termini di rigidezza che di interazione con il terreno, sia della platea che delle travi di nervatura. Per questa ragione tali travi devono avere una sezione con larghezza del magrone minima (pochi cm) per non falsare i risultati della verifica di portanza del terreno.
Il CDS propone il suddetto messaggio quando il modello non risulta globalmente adeguatamente vincolato, (come ad esempio non avere inserito i vincoli esterni su un fabbricato privo di fondazioni, modellato con l’input spaziale), o ancora quando la struttura, presenta a causa di sconnessioni interne (ad esempio tre cerniere allineate su un stessa travata) porzioni di struttura labili.
Il messaggio potrebbe inoltre segnalare non una vera e propria labilità, ma un malcondizionamento della matrice di rigidezza dovuta ad esempio alla presenza contemporanea di elementi con elevatissima differenza di rigidezza (cavi e ad esempio grosse pareti in c.a.)
No, al momento il programma non prevede questa tipologia di elemento.
Il default del programma prevede un livello di conoscenza LC2, che va ovviamente modificato nel caso in cui si voglia studiare un’opera per la quale si è raggiunto un livello di conoscenza differente. Per queste strutture sarà necessario specificare, nei CRITERI DI PROGETTO del programma, alla voce MATERIALI, che il valore della resistenza dei materiali è quella ottenuta dalle prove di laboratorio eseguite sui provini prelevati in situ. Tale valore verrà automaticamente diviso per il fattore di confidenza corrispondente al livello di conoscenza indicato. Nel caso di fabbricati nuovi invece, può anche essere lasciato il valore di default, dato che verranno impiegati materiali nuovi, le cui caratteristiche saranno funzione delle classi indicate (ad es. calcestruzzo C25/30 e acciaio B450C) senza alcuna riduzione.
Evidentemente, nei DATI GENERALI del CDS, alla voce DATI GENERAZIONE PER SPAZIALE, si è impostato il parametro SPUNTATURE NULLE come NO (assegnazione di default che è bene mantenere), per cui il programma “spunta” la lunghezza delle travi, eliminando dalla computazione i tratti contenuti all’interno di altri elementi strutturali. Nel caso in oggetto il tratto di trave spuntato ha una lunghezza inferiore ad 1 cm; ciò è dovuto all’avere probabilmente inputato un’asta di collegamento fra due elementi molto vicini fra di loro (ad es. 2 pilastri), con lo scopo di collegare i due suddetti elementi. In tal caso, per modellare la connessione è bene utilizzare un link rigido (asta con sezione n. 10000) piuttosto che una trave.
Probabilmente non si sono inseriti i vincoli esterni su un fabbricato privo di fondazioni, modellato con l’input spaziale. In tale evenienza, se l’input fosse stato effettuato per impalcati, il programma stesso avrebbe inserito un vincolo esterno di tipo “incastro” al piede di ogni pilastro o setto che spicca dalla quota 0.
Potrebbe non essere attiva la connessione internet, che è necessaria per il funzionamento di questa procedura.
Il CDS, durante le fasi di calcolo, genera un file, all’interno della cartella di lavoro, dal nome COPNOD.ASC. Il suddetto file, che può essere aperto e modificato con un semplice programma di videoscrittura (ad esempio BLOCCO NOTE), contiene tutti i dati relativi al calcolo degli spostamenti relativi fra i nodi della struttura calcolata, che con le N.T.C. 2008 consiste nella verifica allo S.L.D.. Per evitare la verifica dello spostamento di alcuni nodi, è necessario individuare sul modello il numero degli stessi nodi (ad esempio attivando la numerazione dei nodi nella vista della prospettiva), quindi richiamare il file COPNOD.ASC, ed eliminare al suo interno le righe contenenti le coppie di nodi per i quali non si richiede il controllo. Dopo aver salvato il file così modificato, è necessario accedere alla fase di calcolo del programma ed avviare la procedura SOLO CALCOLO SLD. Il CDS provvederà a rieffettuare la verifica allo S.L.D. escludendo i nodi rimossi dal fle.
In alternativa, poiché si tratta di nodi non appartenenti a impalcati rigidi, dalla selezione “Dati Generali” “Parametri sismici” basta settare il dato “Spost. Rel. Nodi” solo sui nodi di piani “Sismici”. In questo modo in automatico non sarà individuata dal programma nessuna coppia di nodi.
Se la sezione è cava, bisogna utilizzare la tipologia TUBO RETTANGOLARE, se invece si tratta di una sezione piena, bisogna definirla tramite la tipologia PIATTI.
La classe dei profili in acciaio è funzione della geometria della sezione, del materiale e dello stato sollecitativo agente. Se si attiva il flag di verifica “No Compressione” il programma si aspetta che l'elemento possa lavorare solo a sforzo normale di trazione (senza flessione) quindi la classificazione della sezione perde di significato. Il fatto è che è concettualmente errato usare questa opzione per un profilo IPE, ma la si può usare per i controventi realizzati con cavi nelle strutture non dissipative. Inoltre bisogna avere l'accortezza di disporre questi controventi sempre a coppie in modo tale che quando quello compresso si instabilizza quello teso resta attivo caricandosi con uno sforzo normale circa del doppio; ne consegue che i rapporti di verifica per questi elementi devono mantenersi al di sotto del 50%. Un approccio più rigoroso sarebbe quello di attivare il calcolo non lineare con la non linearità meccanica specificando sui criteri di progetto che l'elemento può lavorare solo a trazione.
Il CDS stesso effettua in automatico la verifica per azioni fuori piano delle tamponature, come previsto dalle N.T.C. 2008, a patto che le stesse siano state inputate come carico e che la loro sezione sia stata definita nell’archivio SEZIONI TAMPONATURE.
Il CDS produce, nella stampa dei tabulati, anche una tabella in cui si riporta se i requisiti di regolarità in altezza del fabbricato, come previsto dalle N.T.C. 2008, sono rispettati o meno. Nei PARAMETRI SISMICI del programma, l’utente deve infatti indicare, a monte del calcolo, se è rispettata o meno la regolarità in altezza ed in pianta dell’opera.
Sulla stessa pilastrata sono presenti elementi che, a quote diverse, sono stati inputati con rotazioni diverse (ad es. a quota 1 il pilastro ha una rotazione di 0° e a quota 2 di 90°).
Nel caso di analisi non lineare (Pushover), oltre che nei tabulati di calcolo dedicati (OUTPUT PUSHOVER / IDA), anche nella RELAZIONE CAP. 10.2 il programma stampa una tabella in cui si riportano gli indici di vulnerabilità sismica per ciascuna delle analisi e per ogni stato limite, unitamente al valore minimo fra i precedenti, che rappresenta l’indice di vulnerabilità sismica del fabbricato.
Nel caso di analisi lineare, l’indice di vulnerabilità deve invece essere ottenuto ripetendo in maniera iterativa l’analisi per valori diversi di domanda sismica.
Nel caso di strutture miste è necessario valutare correttamente il vincolo tra muratura e trave, infatti difficilmente il momento di estremo della trave calcolato in una analisi elastica può essere equilibrato realmente dalla muratura, è normale che le travi incastrate tra le murature vengono sollecitate in generale da elevati e momenti.
In questi casi va valutata l’opportunità di modellare gli estremi di asta come cerniere elastiche.
E’ sufficiente inputare il setto in maniera classica, dopodiché, per variare la quota dell’estradosso di uno dei due vertici superiori, utilizzare il parametro DELTAZ INI. O FIN.. Se invece si desidera modificare la quota di uno dei due vertici inferiori, è sufficiente utilizzare la funzione QUOTE NODI, agendo però alla quota sottostante a quella di input del setto.
Dopo avere inputato il setto è necessario esploderlo, tramite l’apposita funzione associata all’icona posta sulla toolbar, e cancellare i microelementi, in cui il setto è stato scomposto, corrispondenti alla posizione del foro. Nel caso in cui il foro avesse dimensione e/o posizione diverse rispetto alla suddivisione in microelementi, sarà sufficiente modificare la posizione dei nodi che si sono generati a seguito dell’esplosione dell’elemento.
Bisogna accedere all’archivio delle sezioni, nella fase di input per impalcati o spaziale, quindi, nel caso di sezioni in c.a., visualizzato l’archivio è sufficiente aprire il menù CREA NUOVO TIPO; per quelle generiche invece (acciaio o legno), una volta scelta la tipologia fra quelle previste dal programma, alla richiesta del numero di sezione bisogna cliccare con il tasto destro del mouse (o con INVIO della tastiera) per predisporre il programma a ricevere i dati della nuova sezione, il cui numero identificativo verrà assegnato automaticamente dal programma stesso.
L’avvertimento evidenzia la mancata verifica di un nodo trave-pilastro di una struttura in c.a per la mancata definizione delle armature delle travi convergenti. Questo può essere dovuto al fatto che non sono stati eseguiti i disegni delle armature.
La presenza del “Piano Soffice” deve essere indicata nella fase di input per impalcati dati “Quote”, tramite l’apposito dato presente fra i parametri relativi alle “Tamponature”.
Si riferisce alle combinazioni di carico in cui è applicata la CORREZIONE TORSIONALE, così come previsto dalle N.T.C. 2008, consistente nell’incremento della componente dell’eccentricità fra baricentro delle masse e baricentro delle rigidezze per un’entità pari al 5% della massima dimensione in pianta del fabbricato nella direzione ortogonale a quella del sisma che si sta considerando agente sulla struttura.
I CRITERI DI PROGETTO sono associati alle aste (travi, pilastri, ecc..), per caratterizzare le proprietà degli shell bisogna invece accedere alla voce dell’archivio MATERIALI E CRITERI SHELL, tramite i quali è possibile assegnare a tali elementi tutte le caratteristiche analoghe a quelle impostate per le aste sui CRITERI DI PROGETTO.
Il valore da assegnare al Fattore di Confidenza viene impostato in automatico dal programma, in funzione del Livello di Conoscenza impostato. Il Livello di Conoscenza deve essere indicato nei DATI GENERALI, alla corrispondente voce contenuta fra i COEFFICIENTI PARZIALI MATERIALI. Oppure anche nei PARAMETRI SISMICI tramite l’apposita icona “Correzione Dati Livello di Sicurezza”.
Il comportamento delle pareti in c.a. come elementi elastici va impostato definendo appositamente il materiale che compone le pareti stesse. Infatti bisogna richiamare il materiale associato alle pareti che si vogliono rendere elastiche, negli ARCHIVI alla voce MATERIALI E CRITERI SHELL, selezionare il materiale C.A., quindi accedere alla voce CALCOLO ed impostare come SI il parametro ELEMENTO ELASTICO. Gli elementi dichiarati ELASTICI vengono verificati con un fattore di comportamento pari al dato inserito alla voce PARAMETRI SOLUTORE alla voce: “q elementi elastici”.
Per svolgere un calcolo in assenza di azione sismica, è sufficiente, in fase di calcolo, lasciare la spunta su NESSUNA, fra le opzioni possibili del gruppo di voci relative alla SCELTA ANALISI SISMICA.
Nel caso in cui il programma si limiti a segnalare una labilità, senza però indicare il punto in cui la stessa si verifica, è necessario modificare il solutore di calcolo, nel menù DATI GENERALI, PARAMETRI SOLUTORE/CALCOLO, selezionando come solutore il CDS SKYLINE. Si tratta di un solutore meno veloce del solutore WARP, normalmente utilizzato, ma che per la sua natura è in grado di indicare il nodo in cui si è manifestata la labilità strutturale.
Per ricercare il nodo così indicato, sul modello strutturale, dal menù principale del programma, richiamando la funzione PROSPETTIVA, tramite l’apposita icona, si può accedere alla procedura VIS. ELEMENTO, quindi NODO 3D, e digitare il numero del nodo ricercato, che verrà successivamente evidenziato sul modello. In alternativa lo si può individuare attraverso il numero operando nell’ambiente dell’input spaziale.
Il software CDSWin consente di modellare strutture di qualunque natura, su cui possono essere presenti contemporaneamente elementi con materiali differenti, senza alcun problema. Ciascun elemento verrà ovviamente verificato in funzione del materiale che lo compone.
Il CDSWin consente di definire e verificare le connessioni previste nell’Eurocodice 3, fondamentalmente quelle fra aste per le quali sono stati impiegati profili tipo Doppio T (IPE, HEA, ecc..), UPN, Piatti e Angolari ed alcune che utilizzano gli scatolari (unioni saldate). Ovviamente non tutti i collegamenti possono essere verificati, essendo innumerevoli le tipologie di collegamento e le possibilità di connessione fra aste. Per questo motivo è stato creato un software dedicato proprio alla verifica dei collegamenti metallici (CDJWin), senza alcuna limitazione nella tipologia dei profili utilizzati e nella natura dei collegamenti.
Il suddetto warning avverte che è stato commesso qualche errore nella fase di input, consistente nell’avere dimenticato di inserire la di fondazione sotto uno o più setti oppure di non avere rispettato la congruenza fra elementi di fondazione e setti presenti sulla quota più bassa. Affinché tale congruenza venga rispettata è necessario che filo iniziale e filo finale di ogni setto coincida con filo iniziale e filo finale dell’elemento di fondazione sottostante.
Dopo avere svolto un’analisi Pushover, è possibile visualizzare sia le curve di capacità che le curve ADSR, relative a ciascuna analisi svolta, accedendo alla voce VISUALIZZA RISULTATI del menù principale del programma, e quindi VISUALIZZA DIAGRAMMI, PUSHOVER. Tramite gli appositi comandi posti sulla toolbar superiore è possibile richiamare la curva relativa all’analisi desiderata e la tipologia di curva desiderata (Curva di Capacità o A.D.S.R.).
Il programma, come default, prevede un massimo di 100 fili fissi. Tale valore, impostato inizialmente pari a 100 per non generare file di dimensione eccessiva che potrebbero rallentare le funzionalità del programma, può però essere aumentato dall’utente nel caso fosse necessario definire un numero più elevato di punti. Tale modifica può essere effettuata nell’INPUT PER IMPALCATI, accedendo agli ARCHIVI e selezionando la voce LIMITE PER IMPALCATI. Il limite massimo si può portare fino a 1000.
Non è possibile visualizzare l’inviluppo delle curve pushover ottenute dall’analisi, anche perché le stesse sono relative a direzioni diverse e a sistemi di forze differenti e quindi nono sono tra di loro confrontabili. Nella cartella di lavoro, il programma comunque genera un file grafico che rappresenta, in un’unica immagine, tutte le curve sviluppate. Al suddetto file è assegnato il nome CURVECAPACITAEMF.
Vengono generati anche dei files testo delle curve ADSR di nome “CurvaPushn.txt” con n il numero della analisi pushover, che possono essere importati ad esempio su Excel per ulteriori elaborazioni.
Se si desidera eliminare il contenuto da una cartella di lavoro precedentemente creata, è sufficiente avviare la procedura di INIZIALIZZAZIONE contenuta nel menù FILE della videata principale del programma. Questa procedura cancella tutti i dati delle directory e ricopia i file degli archivi standard; questa operazione è consigliata ogni qualvolta si inizia un nuovo progetto. Se invece si vuole eliminare fisicamente la cartella bisogna operare con la normale cancellazione della stessa dalle RISORSE DEL COMPUTER.
No, il CDSWin gestisce esclusivamente file dati generati dal CDSWin stesso. C’è però la possibilità di importare file generati da software architettonici in formato DXF o in formato IFC (o equivalenti). Nel primo caso i file DXF possono essere utilizzati come base per la modellazione strutturale in CDSWin; nel caso di file IFC invece si genera direttamente il modello strutturale completo o parziale, che può successivamente essere modificato o implementato in CDSWin.
In CDSWin per la realizzazione di fori sulle piastre non esiste un comando automatico CREA FORI così come per i setti. Sarà necessario generare il foro creando prima dei nodi in corrispondenza degli spigoli del foro e quindi inserendo delle piastre attorno allo stesso, lasciando quindi il vuoto all’interno.
No; la quantità e disposizione di armature inserite in input possono essere stampate solo in forma di tabulato attivando l’apposita voce nelle stampe di INPUT. Peraltro un esecutivo completo generato in automatico non risponderebbe, per sagomatura e lunghezza dei ferri, alla reale situazione esistente, quindi non sarebbe un valido ausilio.
Si. Nelle NTC 2018 al paragrafo 7.2.2 parte PROGETTAZIONE IN CAPACITÀ E FATTORI DI SOVRARESISTENZA è riportato: “...La domanda di resistenza valutata con i criteri della progettazione in capacità può essere assunta non superiore alla domanda di resistenza valutata per il caso di comportamento strutturale non dissipativo.” Quindi sia per la verifica a taglio come anche per le verifiche a flessione (dato sui PARAMETRI SOLUTORE - LIMITA ALFA) se le sollecitazioni di sovra-resistenza superano quelle del comportamento strutturale non dissipativo possono essere limitate da queste ultime.
Il CDSWin riporta il valore del FATTORE DI COMPORTAMENTO ottenuto per ciascuna analisi pushover svolta sia nei tabulati di calcolo, all’interno della tabella riassuntiva dei RISULTATI GENERALI che si trova attivando la stampa OUTPUT PUSHOVER, che nella VISUALIZZAZIONE DEI RISULTATI 3D, selezionando la voce DEFORMATE e quindi attivando l’opzione PUSHOVER. In questo modo verrà rappresentato a video il modello strutturale con il posizionamento delle cerniere plastiche e, in basso a destra, sarà indicato il valore di q.
In quanto CDSWin è un solutore FEM è possibile modellare qualunque struttura di cui si ritiene il comportamento per i carichi verticali ben descritto da una analisi elastica lineare del primo ordine.
Nel caso dei ponti in genere è necessario effettuare analisi dipendenti dal tempo, per carichi viaggianti e per fatica che non rientrano nelle opzioni del CDSWin.